Non è una forma abbreviata di italiano, una mimica, un qualche codice morse o braille, un semplice alfabeto manuale o un supporto all’espressione della lingua parlata, ma una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali (vedi bibliografia consigliata). Si è evoluta naturalmente, come tutte le lingue, con una struttura molto diversa dalle lingue vocali, più comunemente conosciute, che utilizza sia componenti manuali (es. la configurazione, la posizione, il movimento delle mani) che non-manuali, quali l’espressione facciale, la postura, ecc.
Ha meccanismi di dinamica evolutiva e di variazione nello spazio (i “dialetti”), e rappresenta un importante strumento di trasmissione culturale.
È una lingua che viaggia sul canale visivo-gestuale, integro nelle persone sorde, e ciò consente loro pari opportunità di accesso alla comunicazione.
Quando è nata la lingua dei segni? Non sappiamo quando siano nate le lingue dei segni, ma sicuramente esistono da quando è sorta la prima comunicazione umana; linguisti e ricercatori affermano che testimonianze lingue segnate erano presenti già nelle antiche civiltà in Cina, India, Mesopotamia, Egitto, Maya. In alcune comunità, per una forte presenza di persone sorde, la lingua dei segni è stata la modalità di comunicazione primaria tra persone sorde e udenti. Citiamo alcuni esempi: l’isola di Martha’s Vineyard (Stati Uniti); l’Isla de Providencia (Colombia), Urubú-Kaapor (Brasile); villaggi nello Yucatec (Messico), ed altre. Con il tempo, la forte influenza delle lingue vocali dominanti, e la diminuzione del numero di persone sorde in tali comunità, hanno ridimensionato o eliminato del tutto le lingue segnate.
Esiste una sola lingua dei segni nel mondo? No, così come avviene per le lingue vocali ogni comunità ha la propria lingua dei segni. Ad esempio, in Italia troviamo la Lingua dei Segni Italiana (LIS), negli USA l’American Sign Language (ASL), in Gran Bretagna il British Sign Language (BSL), etc., ciascuna con proprie specifiche varianti territoriali ed un forte legame con le rispettive culture di appartenenza. Due lingue dei segni possono presentare somiglianze tra loro - ad es., per ragioni storico-educative, la Langue des Signes Française e l’American Sign Language - anche se le lingue verbali in uso nelle comunità udenti di maggioranza sono geograficamente distanti e molto diverse fra loro.
Si può affrontare qualsiasi argomento in LIS? Sì, la LIS, come le altre lingue dei segni nel mondo, è una lingua ricca ed autonoma, con un lessico in costante evoluzione e regole che consentono di “segnare” qualsiasi argomento, dal più concreto al più astratto.
Che cos’è l’alfabeto manuale? L’alfabeto manuale, o dattilologia, è la rappresentazione manuale delle lettere utilizzate nella scrittura. Viene in genere utilizzato per “scrivere nello spazio” parole della lingua parlata o scritta, ad esempio per vocaboli stranieri, nomi (di città, di persone,...) o termini che non possiedono un corrispettivo in segni.
Perché è importante fornire al bambino un’educazione bilingue? Per un bambino nato sordo o con una sordità acquisita nei primi anni di vita – in Italia sono uno su mille ogni anno– apprendere la lingua parlata/scritta è un processo complesso e che richiede anni di terapia logopedica, una precoce protesizzazione ed un lungo e faticoso percorso educativo, per il bimbo e per la sua famiglia. Infatti il non sentire i suoni, soprattutto le frequenze su cui viaggia il linguaggio parlato, impedisce l’acquisizione spontanea della lingua vocale, così come avviene nel bambino udente, che al contrario impara a parlare in modo naturale e spontaneo. Molti studi dimostrano che il successo scolastico è maggiore nei ragazzi sordi che acquisiscono la lingua dei segni come prima lingua. Per il bambino sordo, infatti, è fondamentale innanzitutto far propri gli strumenti della comunicazione, per garantire il suo sereno e completo sviluppo socio-affettivo e cognitivo. La lingua dei segni consente al bambino di acquisire rapidamente e naturalmente una lingua con cui comunicare con l’ambiente circostante, a partire dai genitori, ed uno strumento primario di apprendimento di contenuti.
La LIS “uccide la parola”? Per anni si è commesso l’errore di mettere in competizione ed antitesi la lingua parlata e la lingua dei segni. È fondamentale, al contrario, che al bambino sordo – ed all’adulto – siano rese accessibili tutte le opportunità comunicative e linguistiche funzionali alla sua crescita, educazione ed autonomia personale, in una prospettiva che promuova il bilinguismo: lingua parlata/scritta e lingua dei segni. La LIS non “uccide la parola”, ma costituisce anzi una modalità linguistica di complemento estremamente preziosa proprio quale supporto didattico alla terapia logopedica ed all’insegnamento della lingua parlata/scritta al bambino sordo.
Perché utilizzare la LIS? Perché è una modalità di comunicazione che viaggia sul canale visivo, mentre la lingua parlata sfrutta il canale uditivo. I sordi non possono essere fluenti spontaneamente in lingua parlata quanto gli udenti, però i sordi possono essere fluenti in lingua dei segni in modo naturale e spontaneo, infatti, per molti sordi, la lingua parlata rimane sempre una lingua straniera o seconda lingua. Diana, Principessa di Wales, 1988: “Sono ben consapevole della posizione della Lingua dei Segni Inglese nella vita delle persone sorde. Non è solo la loro prima lingua. E’ nel cuore della loro cultura, proprio come la lingua inglese è nel nostro cuore”. La lingua dei segni consente al bambino sordo di sviluppare abilità linguistiche e intellettive prima dell’acquisizione della lingua parlata; inoltre consente all’adulto sordo di acquisire una maggiore consapevolezza della lingua vocale e dei valori della cultura di appartenenza. Non ultimo, la lingua dei segni consente alle persone sorde di comunicare anche in quei luoghi dove le condizioni esterne (ad esempio luce soffusa) non permettono un altro tipo di comunicazione: discoteche, clubs, bar,etc.
La LIS ha un riconoscimento ufficiale come lingua di minoranza? Dissipando progressivamente pregiudizi e paure e superando quel “senso di inferiorità” rispetto alle lingue vocali, in molti paesi la lingua dei segni ha ottenuto o sta ottenendo un riconoscimento ufficiale, a livello costituzionale o con legislazione specifica. Nel rispetto di quanto sancito dalle risoluzioni del Parlamento Europeo del 1988 e del 1998, e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che in più articoli invita gli Stati a “promuovere e diffondere la lingua dei segni”, ci auguriamo che l’Italia si adegui al più presto a tale direttiva internazionale.
Come faccio a imparare la LIS? È molto difficile imparare la LIS dai libri, video e cd-rom. Il modo migliore è frequentare un corso tenuto da insegnanti sordi qualificati. Le nostre sedi provinciali ogni anno organizzano corsi, dai livelli per principianti a quelli più avanzati.